
14 Gen Quando la fede nasce dall’ascolto
La differenza tra Ascoltare e Sentire
“Ascoltare” e “sentire” costituiscono due modalità distinte di rapportarsi con il mondo esterno e, con esso, comunicare. È, infatti, nota la concettuale differenza che esiste tra i due verbi: se “sentire” è l’esercizio naturale ed innato dell’udito, ascoltare è un atto intenzionale, una vera arte che necessita di essere appresa. È corretto, però, affermare che tale distinzione è valida anche nella personale comunione con Dio?
Anche se non esperito personalmente, ognuno di noi può immaginare quanto terrificante sia trovarsi su una barca in balia delle onde furiose del mare in tempesta, sballottolati qua e là, con la paura che attanaglia il cuore. Questa immagine è un’interessante metafora della vita del cristiano che, quando i suoi problemi imperversano, conosce solo una soluzione: rivolgersi a Cristo Gesù. Dio, infatti, è sulla sua stessa barca e condivide le tue ansie e preoccupazioni (Marco 4). Il Signore vuole che ognuno di noi sia uno con Lui, come il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono uno (Giovanni 17:21). Ed è proprio lì, accanto a noi, che ci tende una mano, sussurrandoci che vuole una comunione, se realmente lo desideriamo.
Dio, infatti, bussa alla porta del nostro cuore e chiede permesso per entrare e promette, a chi risponde al suo appello, di mangiare insieme all’intera umanità (Apocalisse 3:20). Cenare insieme significa avere una comunione. La tavola è imbandita e la cena è pronta: il pasto consumato insieme a Cristo Gesù è il simbolo della fede di colui che ha aperto la sua porta e ha deciso di seguirLo. Per mantenere e rinvigorire la relazione con il Signore è necessario il dialogo attraverso la preghiera.
In una società in cui siamo assediati da parole, suoni e rumori, difficilmente percepiamo il sussurro del Signore, siccome siamo distratti dalla frenesia che grava sulle nostre vite. Sì, ascoltare Dio è uno sforzo, ha un costo, in termini di tempo e spazio: prestare ascolto a Dio significa isolarsi dalla collettività, lasciare che il messaggio della Parola entri nel nostro cuore e nella nostra mente e dedicarci del tempo. Anche se rimanere in silenzio è un’azione apparentemente semplice, nello stato di agitazione e fretta in cui spesso viviamo, trovare del tempo per ascoltare l’Altro è molto difficile. Possiamo solo realizzare quanto il silenzio sia un dono o un’attitudine da apprendere.
L’ascolto è, dunque, un’azione dotata di una matrice generante: chi sa ascoltare la voce dell’Eterno è dotato di un dono che mai dovrebbe alienare dalla propria vita. Dio infonde a chi ascolta la sapienza e intelligenza (1 Re 3:12), il discernimento (Apocalisse 3:7), la via, la verità e la vita (Giovanni 14:6), la fede (Romani 10:17). Si sostiene, infatti, che fides ex auditu: la fede, cioè, proviene dall’ascolto e dall’interiorizzazione attiva della sua Parola.
La preghiera – che spesso si riduce ad un soliloquio unilaterale e meccanico – è innanzitutto ascolto. Contrariamente a quello che si può pensare, la preghiera è fatta, prima di ogni cosa, di silenzi. Dio, che ascolta e conosce ogni nostro più intimo desiderio, chiede altrettanto a chi si rivolge a Lui: un ascolto attivo e consapevole. Fermarsi e rimanere in silenzio in preghiera significa accogliere la Sua presenza ed accettare la Sua guida ed i Suoi precetti.
Destare il proprio udito non è, dunque, sentire la Parola di Dio come “sottofondo”, ma ascoltare l’insegnamento del Signore ed intrattenere con Lui una comunione quotidiana, tramite la preghiera. La comunicazione tra più persone sottende uno scambio. Colui che parla si “dona”, ponendo fiducia nel suo interlocutore; chi ascolta, invece, accoglie ed imprime dentro di sé il messaggio riferitogli. Ci rendiamo conto, davanti al riassuntivo schema appena esposto, di quanto il dialogo (e ancora di più, l’ascolto) rappresenti un altissimo grado d’amore non solo verso Dio, ma anche nei confronti del prossimo.
Dio espone i Suoi figli ad una grande responsabilità: riconosce loro la capacità di amare, manifestata con il “semplice” silenzio di chi si è posto ad ascoltare attentamente l’Altro. Il Signore ci chiede di ascoltare le Sue parole e agirvi in conformità.
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